Scritto da: Roberta Fonsato
Quando penso alla poesia penso ad un luogo indefinito, un limen tra la realtà e un qualcos’altro che non saprei bene identificare quale luogo e tempo abita.
Ho incominciato a scrivere versi all’età di undici anni, a mia insaputa, nel senso che non sapevo che stavo componendo il mio primo componimento poetico. Ricordo che ero seduta in classe, in una tipica giornata uggiosa del nord padano e guardavo fuori dalla finestra (azione che facevo spesso e continuo a fare), ascoltavo da lontano la lezione, che arrivava alle mie orecchie come un’eco sbiadita.
La finestra era molto più interessante, o meglio quello che io vedevo dalla finestra era interessante, da quel quadrato, per fortuna ampio, ho scoperto molte più cose che non dentro l’aula, di questo sono certa.
Quel giorno avevo davanti a me un foglio bianco e ad un tratto la mano comincia a muoversi, scrive parole, ma per me erano sensazioni, non venivano dalla testa, venivano dalla pancia.
Una cosa, che se ora ci penso risultava strana, era che speso andavo a capo, ogni quattro o cinque parole, non sapevo perché, ma se penso a quel momento, e la memoria è vivida nonostante siano passati quasi 40 anni, sentivo che come un respiro sospeso, le parole avevano desiderio e necessità di spazio, dovevo liberarle, le parole dovevano essere libere, le parole respiravano.
Non so come quel foglio finì nelle mani dell’insegnante, la quale leggendo mi chiese:
“da dove hai preso questa poesia”
“da me” risposi
“l’hai copiata eh?”
Non sapevo cosa rispondere, non l’avevo copiata, ma ero spaventata dalle sue parole.
Chiamò a rapporto mia madre, all’epoca c’era questo tipo di relazione tra insegnanti e genitori.
A rapporto mia madre disse all’insegnante che io spesso scrivevo anche a casa ( non me lo ricordo questo), l’insegnante si convinse che non avevo copiato, io ero felice perché avevo riconquistato la mia sincerità, il componimento finì in un giornalino della scuola, io scoprii che avevo scritto la mia prima poesia…per altro tristissima (ma questa è un’altra storia)!!
Questo racconto ha in sé il senso che ha per me la poesia. La poesia non la cerchi e Lei che ti viene a cercare, poeta è colui che si lascia cercare, senza temere il suo o l’altrui giudizio.
È come una finestra dalla quale lasci entrare emozioni, storie, ricordi e lasci che prendano forma.
Molte persone durante i laboratori di poesia creativa che conduco, mi dicono: “si ma io non so scrivere, non conosco la poesia, non ho fantasia”, a quel punto sento che c’è una strada aperta ed insieme andiamo ad aprire quella finestra sull’immaginazione.
Altre domande che sorgono sono: “si, ma tutto questo a cosa serve per la mia crescita professionale? Come posso portare la mia esperienza creativa nel contesto professionale e renderla utile al lavoro stesso?”
A questo punto ci sono tutti gli ingredienti giusti e le premesse per iniziare la/le sessioni di poesia/arte creativa.
Il processo artistico e quindi il processo creativo è una forma particolare di apprendimento e quindi d’intelligenza che produce inevitabilmente innovazione e trasformazione.
La presenza di team creativi all’interno di un’organizzazione rappresenta sempre più l’asse portante verso un benessere organizzativo e un efficace sviluppo di prestazione e profitto.
Il “coraggio e la forza ” della creatività risiede nel suo essere intangibile, come concetto e tangibile come manifestazione.
La creatività nasce da un dubbio….ragionevole.
Saperlo cogliere e praticarlo, una sfida!
Vi aspetto!
Roberta Fonsato
“L’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile perciò elabora fiabe, miti, leggende, feste, canti, arte”. (Maria Lai 1999)